Il treno si muove lento e ritmico. Fuori dai finestrini campi coltivati che ricordano quadri appesi alle pareti di musei.
Amo viaggiare in treno.
Quando non c’è folla. Quando il silenzio è quasi assoluto. Solo il rumore delle rotaie e un vocio basso e lontano.
Amo viaggiare in treno.
Quando non c’è il mio corpo a dividere il dentro e il fuori. Quando mi riapproprio di me stessa. Guardo fuori dal finestrino. Osservo ogni dettaglio. Attentamente. Come se ci fosse nascosto qualcosa che la volta precedente non avevo notato. Divoro immagini. Invento storie. I pensieri nascosti, come batuffoli di polvere, vengono fuori mossi da una brezza leggera.
Amo viaggiare in treno.
I nomi delle stazioni sui cartelloni. La destinazione perde importanza. Il senso è nel viaggio, tra la partenza e l’arrivo. Il senso è nel ritrovarmi.
Chiudo gli occhi, li riapro quando il treno ferma alla stazione di S. Un minuto. Due minuti. Tre minuti. Gente che sale e scende e corre e chiede. Cinque minuti. Stiamo fermi. Dieci minuti. Il treno sta per partire. Non parte. Quindici minuti. I treni da e per N. subiranno un ritardo indefinito?
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